Io scrivo nella mia dolce stanzetta, d'una candela al tenue chiarore, ed una forza indomita d'amore muove la stanca mano che si affretta. Come debole e dolce il suon dell'ore! Forse il bene invocato oggi m'aspetta. Una serenità quasi perfetta calma i battiti ardenti del mio cuore. Notte fredda e stellata di Natale, sai tu dirmi la fonte onde zampilla Improvvisa la mia speranza buona? E' forse il sogno di Gesù che brilla nell'anima dolente ed immortale del giovane che ama, che perdona?
E tornano i giorni della rossa vendemmia di giuggiole e melagrane e s'addolcisce il sole di graticci scolorando in un lento aliare di vespe la fiamma dei rossi meriggi.
Presto staremo al focolare col vento della montagna nel camino. I chicchi granati saranno di sangue come la volpe giovane che in casa ho visto al risveglio con le pupille d'oro in cui s'era spenta l'ultima luna d'estate.
Eri fin da piccolo il più brutto del quartiere ti chiamavi Franco detto anche Frankenstein io ti prendevo in giro con quel gusto un pò crudele dei ragazzi che hanno tutto e non gli basta mai rosso di capelli e con i brufoli sul viso verso i sedici anni eri già due metri e tre uno spilungone che scopriva col sorriso l'apparecchio ai denti e un cuore pieno di perchè tu mi difendevi roteando come pale quelle mani enormi che non hai usato mai per picchiare gli altri per paura di far male e ora che la vita ti ha fregato e non lo sai... Come stai vecchio Frankenstein in un letto di ospedale troppo piccolo tutti al bar ti salutano e tu piangi grande e grosso come sei Frankenstein quando guarirai ti prometto compreremo quella zattera e col mare la ferita si richiuderà vedrai e t'insegnerò a nuotare nella vita Frankenstein
Franco torneremo la domenica allo stadio poi la sera tardi finiremo in pizzeria e saranno i sogni come sempre il nostro video perchè abbiamo dentro un sangue di periferia perchè abbiamo perso tutti quanti una ragazza che ha sposato un altro bello e ricco più di noi e Francesca non ha visto mai la tua bellezza Franco perchè l'anima è invisibile lo sai ci ributteremo come pazzi nello studio perchè l'ignoranza è la peggiore malattia piccolo anatroccolo più grosso di un armadio che nascondi un cigno che vorrebbe volar via... Frankenstein ora svegliati non lasciarmi qui da solo come un bischero Franco dai non arrenderti dimmi che t'incazzi e questa volta ti difenderai Frankenstein quando guarirai verrò a prenderti con due puttane in macchina e spenderemo in una notte tutti i sogni miei e tuoi prenderemo ancora a botte questa vita Frankenstein
Ruba a qualcuno la tua forsennata stanchezza o gemma che trapassi il suono col tuo respiro l'ombra che sta ferma di fronte ad un porto di paura quel trascendere il mito come se fosse forzatamente azzurro o chi senza abbandono che non sanno che il pianto dei poeti è solo canto. Canto rubato al vecchio del portone rubato al remo del rematore alla ruota dell'ultimo carro o pianto di ginestra dove fioriva l'amatore immoto dalle turbe angosciose di declino io sono l'acqua che si genuflette davanti alla montagna del tuo amore.
Non so se veramente fu vissuto quel giorno della prima primavera. Ricordo - o sogno? - un prato di velluto, ricordo - o sogno? - un cielo che s'annera, e il tuo sgomento e i lampi e la bufera livida sul paese sconosciuto...
Poi la cascina rustica sul colle e la corsa e le grida e la massaia e il rifugio notturno e l'ora folle e te giuliva come una crestaia, e l'aurora ed i canti in mezzo all'aia e il ritorno in un velo di corolle...
- Parla! - Salivi per la bella strada primaverile, tra pescheti rosa, mandorli bianchi, molli di rugiada... - Parla! - Tacevi, rigida pensosa della cosa carpita, della cosa che accade e non si sa mai come accada...
- Parla! - seguivo l'odorosa traccia della tua gonna... Tutto rivedo quel tuo sottile corpo di cinedo, quella tua muta corrugata faccia che par sogni l'inganno od il congedo e che piacere a me par che le spiaccia...
E ancor mi negasti la tua voce in treno. Supplicai, chino rimasi su te, nel rombo ritmico e veloce... Ti scossi, ti parlai con rudi frasi, ti feci male, ti percossi quasi, e ancora mi negasti la tua voce.
Giocosa amica, il Tempo vola, invola ogni promessa. Dissipò coi baci le tue parole tenere fugaci... Non quel silenzio. Nel ricordo, sola restò la bocca che non diè parola, la bocca che tacendo disse: Taci!...